Ciao a tutti i lettori fissi e a tutti i visitatori!
se avete qualcosa da dire, se c'è qualcosa che vi piace, se avete consigli da dare non esitate! Ma lasciate commenti! Non abbiate paura! ;)

venerdì 22 febbraio 2013

correzione sceneggiatura

Carissimi amici e colleghi, vi porto con piacere in esame una correzione che il Prof Sisti mi ha fatto qualche settimana fa al corso Disney:
Fonte:http://fumetto.deagostinipassion.com/our_experts/public/fumetto-correzione-sceneggiature_48975/Fra-Pop-e-pre-K_643371 
Fra Pop e pre-K
La Pop Art si è spesso apertamente ispirata ai fumetti: c’entrerà qualcosa con gli artisti del fumetto P.o.P.?
in Fumetto | Correzione sceneggiature
07/02/2013 09:02 - Di: Alessandro Sisti 

Alessandro Sisti
Tutor di Fumetto
_
Vai al profilo >>
Tutti noi che ci occupiamo di fumetto conosciamo la parentela fra il nostro medium e la Pop Art, tanto diretta e importante che prima o poi dovrò dedicarle un articolo: una grattugiata di cultura ci sta sempre bene. Non oggi, però, perché quel pop del titolo non si riferisce alla famosa corrente artistica, bensì al progetto d’una delle nostre bande d’intrepidi creativi! Pop, anzi P.o.P.? (la punteggiatura fa la differenza), ovvero “Principianti o Professionisti?”, che è la sigla per un’ottima idea, un gruppo e una redazione.  

Tutto insieme, poiché la trovata dei nostri amici è appunto quella di coordinarsi come una vera redazione, per prendere confidenza con la sinergia fra co-autori propria del lavoro fumettistico  e favorire il dialogo fra sceneggiatori e disegnatori, nonché la produzione di storie. Non si tratta d’una palestra fine a se stessa, poiché il suo scopo è addirittura la realizzazione di un blog-webzine, che potete trovare all’indirizzo http://www.redazionepop.blogspot.it/. Del gruppo P.o.P.? fanno parte molti nick già apparsi in questa rubrica, dal bravissimo NN (socio fondatore, o qualcosa del genere, poiché firma la presentazione sul blog del nostro sito), all’ormai più che esperta NN e parecchi altri autori, dei quali prossimamente analizzerò alcuni lavori. Sempre, è ovvio, che a loro non dispiaccia.
Più che sulla produzione di uno o dell’altra, oggi vorrei soprattutto puntare un riflettore sul valore di questa proposta nel suo insieme. È una fonte di visibilità (e più ce ne sono, meglio è), utile per dar luce alle qualità dei singoli autori, ma anche alla loro disponibilità a mettersi in gioco insieme, o per dirla tecnicamente, a fare staff. Inoltre dimostra spirito d’iniziativa e capacità organizzativa da parte di chi s’è assunto il compito di fungere da caporedattore, e anche in questo caso parliamo di un nome noto: si tratta infatti del buon vecchio marco, al quale questo impegno non impedisce di continuare a esercitarsi nei vari generi di sceneggiatura. Compreso quella – difficile e delicata – per il target pre-K, o prescolare, cui appartengono gli ultimi soggetti che mi ha inviato. Esaminiamo insieme il più interessante:  
Billy è un bambino di tre anni che ogni sera prima di andare a dormire vuole che il papà gli racconti una storia ma una sera dopo che il papà gli ha dato il bacio della buonanotte e ha chiuso la porta Teddy suo inseparabile pupazzo compagno di mille avventure inizia a parlare quasi per magia e a dirgli che non si deve sentire solo perché nella stanza ci sono tanti amici per esempio lui è il suo pupazzo amico e già lo conosce (anf! Marco, qualche punto e qualche virgola! Sono gratis!) ma poco alla volta ciascun elemento della sua cameretta inizia a prender vita e a presentarsi “io sono il comodino e ti sto vicino al lettino, io sono la lampadina e ti illumino con la mia lucina,…” anche i giocattoli che usa ogni giorno si animano e iniziano a colloquiare ed interagire col piccolo Billy, lui neppure spaventato dal fatto che oggetti inanimati prendano vita inizia a parlarci e a giocare, tutto nel silenzio della notte e gli raccontano di come sia bello dormire perché ti aiuta a riposare bene per poter giocare ancora meglio il giorno successivo. Dopo tante avventure gli oggetti salutano Billy e gli danno appuntamento a ogni volta che vorrà dicendo di chiamarli per nome ora che sa come si chiamano, ma sottovoce per non svegliare mamma e papà!
Una storiella semplice semplice? Sicuro, dal punto di vista dei piccoli fruitori in target, che perciò possono comprenderla agevolmente, amarla e farsela leggere e rileggere ogni sera da un adulto (e intendo proprio ogni sera, per un paio d’anni, fino ad annichilire il sistema nervoso dei genitori). Al contrario, al vaglio tecnico della scrittura, è un racconto articolato, meticoloso e ben composto, che si conforma alla mentalità infantile per divertire il pubblico e nel contempo sedarne il tipico timore nel restare da soli di notte, con il conseguente rifiuto di mettersi a dormire.
Billy infatti (nonché i bambini-lettori che in lui s’identificano) scopre di non essere affatto solo, poiché la sua stanza è addirittura affollata di amici. È una fantasia facile da accettare per il target, poiché corrisponde alla sua concezione animistica che assimila gli oggetti del proprio ambiente. In questa visione se si colpisce troppo forte il tavolo si rischia di fargli male e una piccola seggiola per bimbi prima o poi crescerà e diventerà una sedia per adulti. Le cose, insomma, sono vive, possono essere amichevoli e fornire la desiderata compagnia notturna. Tanto più se si impara a chiamarle tutte per nome, cioè a conoscerle, a farle concettualmente proprie.
Questa parte del narrato è rilevante, perché attraverso il riconoscimento oggettivo di ciò che è presente nella camera del bambino e in quella di Billy (il comodino, la lampadina ecc., sono le medesime cose e dunque sonoquelle stesse, poco importa che abbiano caratteristiche dissimili) favorisce l’immedesimazione e consente di trasformare la lettura in un gioco e in un’esperienza personale. Il lettore può a sua volta – e quasi certamente lo farà– chiamare per nome gli oggetti-amici del suo contesto, in un rituale che lo tranquillizza e lo prepara al sonno. Il risultato è un’ideale storia della buonanotte, nella quale, come unico miglioramento, suggerirei all’autore di renderepiù evidente l’inquietudine iniziale di Billy. È chiaro (almeno così mi pare) che marco non ha voluto stressarla ritenendola un elemento ansiogeno, pure in questo caso è accettabile, e anzi funzionale, che in prima istanza Billy sia scontento e perfino un po’ spaventato di rimanere solo: aiuta il lettore a riconoscere le proprie paure in quelle del personaggio e non è negativo, poiché subito dopo le vediamo dissolversi. Per esorcizzarle occorre prima presentarle.
Concludiamo il nostro appuntamento con una case history, una di quelle situazioni reali che anche nei corsi universitari si adottano a dimostrazione concreta di quanto si è visto in teoria. Qualche tempo fa abbiamo parlato dell’utilizzo – improprio o quantomeno poco corretto – degli eroi del fumetto nella pubblicità occulta e nell’endorsement. Allora mi è sembrato superfluo aggiungere che a nessuno è consentito sfruttare senza autorizzazione un personaggio che avete creato voi per i propri scopi promozionali. Lo sapete già benissimo, scommetto che da bravi creativi vi si rizzano i capelli in testa alla sola idea e in ogni caso c’è una legge sul diritto d’autore a dissuadere da simili colpi di genio.
Dopodiché un partito politico (inutile dire quale, non è questo il punto) ha lanciato una campagna elettorale, subito fatta oggetto di diffida, mettendo come testimonial sui propri manifesti elettorali Dylan Dog, il Grande Puffo, Nonna Papera, Brontolo e praticamente tutti gli altri protagonisti più popolari, senza nulla chiedere a chi ne detiene i diritti! Tanto sono solamente fumetti…
A questo punto se qualcuno, per etichettare una situazione irreale e implausibile, oserà ancora dirci “sono cose che succedono solo nei fumetti”, avremo pieno diritto di rispondergli “Pfui”!

I nomi degli altri allievi menzionati nell'articolo sono stati omessi per la privacy

Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog